Riaperta la chiesa di San Biagio, scrigno prezioso di arte e fede

È stata una grande gioia per l’Arcidiocesi e la città di Ancona la riapertura della chiesa di San Biagio, scrigno prezioso di arte e fede. Dopo i lavori di restauro, la chiesa è tornata a splendere e da oggi ospiterà l’adorazione eucaristica. Sarà una chiesa aperta nel centro di Ancona, nelle ore del giorno, e chi vorrà potrà entrare e pregare davanti al Santissimo Sacramento. A 270 anni esatti dalla sua consacrazione, la chiesa di corso Mazzini torna dunque ad essere un punto di riferimento spirituale per gli anconetani che, in gran numero, hanno partecipato giovedì 13 ottobre alla sua riapertura. Alle 18.30, alla presenza delle Autorità, l’Arcivescovo Angelo Spina ha benedetto la chiesa e ha aperto le porte, invitando i presenti ad entrare. Tutti sono stati accolti dal canto della Cappella Musicale “San Ciriaco” che, per l’occasione, ha eseguito brani intervallati da alcuni interventi.

Diego Masala del Museo diocesano di Ancona ha portato i saluti di don Luca Bottegoni, direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici, assente per motivi di salute, che ha comunque inviato una sua relazione scritta, in cui ha spiegato la storia della chiesa e ha ringraziato l’Arcivescovo e tutti coloro che hanno seguito i lavori. Parte della relazione è stata letta da Diego Masala che ha spiegato che i lavori di restauro «sono costati circa 520mila euro, per i quali si è fatto fronte con la quota otto per mille della Cei, con i bonus fiscali, con fondi propri della Rettoria di San Biagio e dell’Arcidiocesi». Chiusa da tempo a causa di intonaci staccatisi dalla parete esterna, negli ultimi due anni la chiesa ha infatti ricevuto importanti interventi sia nella struttura generale, che nella parte interna in cui sono stati restaurati gli stucchi, le lesene, i capitelli, le pareti e le opere pittoriche della volta e dell’abside dell’altare. È stato fatto il nuovo impianto elettrico con i corpi illuminanti e sono stati ripuliti l’intera facciata e il portale in pietra.

Durante l’evento di riapertura della chiesa, la dottoressa Francesca Farina (settore storico-artistico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino), a nome della Soprintendente Cecilia Carlorosi, ha ringraziato l’Arcidiocesi e ha sottolineato «la grande sinergia con tutti i professionisti, durante il restauro, che ha portato ad un risultato eccellente e ha permesso di restituire alla città una chiesa importante». Anche Paolo Marasca, assessore alla Cultura del Comune di Ancona, ha evidenziato che «questa non solo è una bella chiesa, ma è particolarmente amata dalla città. Gli anconetani ne sono affezionati ed è bello riaverla. La città, poi, è sempre più visitata dai turisti che ora potranno ammirare anche questo gioiello, nel centro di Ancona».

L’operatrice del Museo Diocesano di Ancona Laura Fadda ha poi raccontato la storia della chiesa e ha descritto le opere pittoriche. L’antico edificio fu eretto nel 1667 per poi essere ricostruito nel 1745 ad opera dell’architetto Giovan Battista Urbini, canonico della Collegiata di Santa Maria della Piazza. I lavori si conclusero nel 1748 e la chiesa venne consacrata nel 1752. A finanziare i lavori fu la Confraternita di Santa Maria del Suffragio e di San Biagio, fondata agli inizi del ‘400 da una colonia di Dalmati. All’edificazione della chiesa partecipò anche la famiglia Trionfi, a quel tempo la più illustre e benestante delle famiglie di origine dalmata. Nel 1772 Papa Pio VI concesse l’indulgenza plenaria a chi avesse visitato la chiesa. Come ha spiegato Laura Fadda, la chiesa è ad un’unica navata con abside. Ha quattro altari laterali ed è coperta da un’ampia volta a botte lunettata. Gli stucchi che ornano la zona alta, come i capitelli delle lesene, i festoni nel fregio, la Gloria sopra l’altare maggiore, sono opera di Gioacchino Varlè, scultore del Settecento.

La pala d’altare San Biagio che intercede per le anime del Purgatorio è di Domenico Simonetti detto il Magatta, pittore anconetano del Settecento, mentre negli agli altari laterali ci sono l’Immacolata di Bernardino Bini (anconetano) e la Madonna con San Giacomo, unica opera pittorica rimasta della vasta produzione di F.M. Ciaraffoni, pittore e architetto. Un altro dipinto nell’altare laterale di destra raffigura i Santi Andrea Apostolo e Nicola da Bari, attribuito a D. Peruzzini. Laura Fadda si è poi soffermata sul tema dell’intercessione presente in tre dipinti. «Nella pala d’altare di Simonetti – ha detto – San Biagio intercede per le anime del purgatorio, ma anche negli altri due dipinti, nell’Immacolata di Bini e nell’opera di Ciaraffoni, vediamo l’importanza di Maria e dei santi come intermediari tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo».

La conclusione è stata affidata a Mons. Angelo Spina che ha ringraziato coloro che hanno eseguito i lavori e ha spiegato che nella chiesa sarà celebrata la Santa Messa e ci sarà l’adorazione eucaristica. Dopo la recente scomparsa di don Alberto Pianosi, il nuovo rettore della chiesa è don Alessio Orazi che sarà aiutato da tre suore provenienti dal Congo. Nella Chiesa ci sarà anche un sacerdote, disponibile per le confessioni, per ascoltare e donare una parola di conforto e speranza. «Nel cuore della città – ha detto l’Arcivescovo – c’è uno scrigno prezioso di arte e fede: la chiesa di San Biagio. Tanto cara agli anconetani, custodisce il tesoro della Chiesa: la Santa Eucaristia. Passando davanti a questa chiesa, come i discepoli di Emmaus, chiediamo: “Resta con noi Signore perché si fa sera”. E Lui si ferma con noi, perciò siamo invitati a pregare e ad adorare, in silenzio davanti a Gesù, Pane di vita eterna, per avere pace e salvezza per la nostra vita». L’Arcivescovo ha spiegato che «il buio che avanza non è la notte, è quello dell’esistenza. Lo stiamo vedendo in questi giorni con la guerra e con il covid. Viviamo un tempo dove dominano il consumismo, il materialismo e la desertificazione spirituale. Abbiamo dunque bisogno di Dio, Lui è il Pane di vita eterna. Coloro che passeranno davanti a questa chiesa, cittadini, turisti, curiosi, potranno entrare, stare in silenzio, pregare e riprendere il cammino con la pace nel cuore».

L’Arcivescovo ha anche annunciato i progetti su altre due chiese della città. «Se la chiesa di san Biagio ospiterà l’Eucaristia, cibo per l’anima, – ha detto – la chiesa di Santo Stefano sarà la nuova mensa dei poveri della Caritas. Chiusa da 40 anni a causa della frana, sarà aperta prima di Natale e donerà cibo per il corpo. La chiesa del Gesù, già ristrutturata, nutrirà invece la mente. Lì potrebbe nascere un percorso, in cui verrà spiegato come la Bibbia è giunta fino a noi, con l’esposizione di testi ebraici, greci, latini della Vulgata, codici miniati, incunaboli e dell’evangelario del sesto secolo di San Marcellino che è stato vescovo di Ancona. I turisti che arriveranno ad Ancona vedranno quindi la potenza della parola di Dio che riscalda il cuore e avranno forza nel cammino dall’Eucaristia per poter compiere le opere dell’amore: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”».

Pubblichiamo la relazione di don Luca Bottegoni, direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici, scritta in occasione della riapertura della chiesa: Relazione Chiesa di San Biagio

 

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